La guida alla riforma del lavoro
Come cambia lo Statuto dei Lavoratori dopo 42 anni.
Licenziamenti
Il licenziamento potrà avvenire per motivi economici, attinenti all'attività produttiva e all'organizzazione del lavoro. Possono poi esserci i licenziamenti per motivi disciplinari, e per questi il giudice potrà decidere se serve un indennizzo o il reintegro. Per il licenziamento valutato discriminatorio il giudice decide il reintegro.
Indennità
La misura dell'indennità in caso di licenziamento sarà decisa dal giudice, per una durata fra i 15 e i 27 mesi. L’Aspi, Assicurazione sociale per l’impiego, entrerà a regime nel 2017 rimpiazzando l'indennità di mobilità. Dovrebbe partire dal 70% per gli stipendi fino a 1.250 euro. Il limite massimo è fissato a 1.119 euro al mese.
Precari
Per i giovani precari lo strumento principale d'inserimento diventa l'apprendistato, ma le aziende potranno ricorrervi solo se poi assumono una parte degli apprendisti. Per il lavoro a tempo determinato ci sarà un contributo extra dell'1,4%, in parte recuperabile in caso di stabilizzazione. Stretta sul falso lavoro autonomo in realtà subordinato.
Giudice
Il ruolo del giudice resta centrale nelle controversie di lavoro. Sarà infatti il magistrato (salvo ulteriori modifiche) a decidere sulle indennità prevista in caso di licenziamento per motivi economici. Deciderà sull'attribuzione e sull'entità che può andare da un minimo di 15 mesi a un massimo di 27 mesi.
Termine
La riforma non elimina ma di fatto disincentiva i contratti a termine attraverso la penalizzazione dell'1,4% di versamenti contributivi in più. Questi in parte potranno essere rimborsati se il lavoratore viene stabilizzato. Alcuni temono che le imprese comprimano i salari netti per finanziare l'1,4% in più di contributi.
Ammortizzatori
Resta la cassa integrazione, ma con alcune modifiche. Anche la cassa integrazione straordinaria rimane ma, dice il ministro Elsa Fornero, sarà «ripulita»: non varrà per cessazione di attività e di mobilità. In caso di cessazione di fatto dell’attività dell'impresa, si passa dalla Cig a mobilità e Aspi.
Tutele
Fra le tutele inserite spiccano quelle a favore delle donne: viene istituito il divieto di firmare le dimissioni in bianco al momento dell’assunzione. Si inserisce anche la paternità obbligatoria in via sperimentale per tre anni. Le tutele sui licenziamenti sono demandate al giudice: reintegro sui discriminatori o indennizzi in altri casi.
Donne
Per le donne arriva una maggiore tutela in caso di maternità. La riforma infatti prevede una stretta sulle dimissioni in bianco che alcune aziende fanno firmare alle lavoratrici assunte. Una condizione illegale che di fatto rende molto rischiosa sotto il profilo lavorativo un'eventuale maternità, che «costringe» le donne alle dimissioni.