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Non fiori, ma opere di bene

Res publica   30.12.07  

Scorrendo Xirr apprendo da Pandemia che un gruppo di volontari trascorrerà il Capodanno in Libano per educare all'uso dei media il popolo libanese.

Il campo vedrà i 19 volontari italiani, affiancati da operatori sociali locali, impegnati nella creazione di tre laboratori: un laboratorio fotografico, uno audio-video e un laboratorio di interviste. Luogo di azione saranno i cinque campi di aggregazione giovanile nei villaggi di: Ayta Ashaab, Dibil, Bint Jubayl, Srifa e del campo profughi Palestinese Burj Shamali.

Le attività prevedono la creazione di un blog per ogni centro di aggregazione, ognuno dei quali rispecchierà le varie confessioni religiose ed etnie presenti sul territorio libanese: sunniti, drusi, sciiti, cristiani e profughi palestinesi. Tutto il materiale creato dai ragazzi andrà a confluire all'interno di una Net-TV libanese on-line che darà una visione trasversale della situazione del paese, concorrendo a instaurare un dialogo basato sulla percezione delle diversità esistenti tra i gruppi di ragazzi.

Non nego che l'iniziativa mi lascia vagamente perplesso.

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