Il Secolo XIX e il complotto Scandroglio
Il Secolo XIX risponde alle accuse complottiste di Michele Scandroglio (coordinatore regionale del Popolo della Libertà) sull'affair dell'esclusione del PdL dalle provinciali a Savona.
Non voglio banalizzare l'impianto complottardo dell'onorevole della Repubblica, ma le cose sono assai più semplici. Mercoledì 13 maggio, di buon mattino, il giornalista del "Secolo XIX" Paolo Crecchi si presenta all'Ufficio centrale elettorale e chiede di consultare le liste. Gli viene concesso (sono un atto pubblico) dopo aver sentito il parere del presidente Giovanni Zerilli.
Non può fotocopiarle, ma scrivere a penna i nomi su un suo foglio sì. Poi Crecchi contatta i firmatari e scrive l'articolo che giovedì 14 occupa l'apertura del giornale. Perché il Pdl non riesce ad avere le liste?
Perché le chiede solo venerdì 15, dopo che la Procura ha aperto un’inchiesta per falso e ha ordinato il sequestro probatorio. È davvero sgradevole che Scandroglio scambi un normale lavoro giornalistico per l'espressione di un metodo che non appartiene a questo giornale. È l'abitudine di farsi strumento di questo o di quello, di partecipare direttamente alla contesa politica, di essere la sponda consapevole e solerte degli interessi propagantistici dei potentati politici.
Il "Secolo XIX" non fa giornalismo militante, cerca (fra molti errori) di fare soltanto del buon giornalismo. Ed è tanto più sgradevole in quanto il centrodestra ha, nel caso di Savona, molti buoni motivi per leggere con malizia quello che è successo.