Prossimo passo la presidenza
La vittoria del sì nel referendum irlandese sul Trattato di Lisbona vedrà la Francia e la Germania in prima fila a spingere rapidamente verso la piena e completa entrata in vigore della costituzione (mi piace ancora chiamarla così) europea.
I primi passi saranno la nomina del Presidente d'Europa e del "ministro" per gli affari esteri dell'Unione.
A quanto pare la presidenza potrebbe ricadere su Tony Blair, che vanta appoggi in mezza Europa. Sempre che riesca e si riesca a zittire gli altrettanto numerosi nemici.
Nemici che tramano sin nel cuore della cara e vecchia Londra. William Hague, ministro ombra conservatore, ha difatti affermato che i tories sarebbero pronti a cercare alleanze in tutta Europa pur di bloccare la sua nomina.
Il secondo papabile (altamente papabile) alla presidenza è il premier belga Hermann Van Rompuy. Lì in zona si distinge anche Jan-Peter Balkenende, attuale primo ministro olandese.
Sarà un voto di scambio tra socialdemocratici e cristiano-democratici. Una carica a testa.
Il posto di capo della politica estera dell'Unione Europea (e vice-presidente della Commissione europea), attualmente diviso tra il socialdemocratico spagnolo Javier Solana e Benita Ferrero-Waldner, austriaca e cristiano-democratica, andrà alla parte avversaria. Qualcuno punta sul ministro degli Esteri britannico David Miliband, un azzardo? Resta il fatto che per il momento Miliband non è disponibile.
Tra un mese, nel vertice di Bruxelles, il destino dell'Europa verrà deciso a porte chiuse. Klaus permettendo.