L'unione fiscale e gli splendidi isolazionisti
Da tempi non sospetti su queste pagine si afferma che la crisi del debito e le conseguenze sulla moneta unica possano trasformarsi opportunità per l'Unione Europea.
Oggi sembra confermarsi questa visione. La zona euro si rafforza. Possiamo girarci attorno quanto vogliamo, ma oggi nasce l'unione fiscale e con essa, inevitabilmente, il primo embrione di unione politica.
La profezia dell'euro inizia dunque ad avverarsi.
Fatto strabiliante sei nazioni, di cui cinque futuri membri della moneta unica più la Danimarca, decidono su base volontaria di cedere parte della loro sovranità fiscale a Bruxelles per allinearsi all'eurozona. Svezia e Repubblica Ceca attenderanno un passaggio parlamentare prima di aderire con tutta probabilità in un vicino futuro.
Regno Unito e Ungheria decidono invece di tirarsi fuori. Budapest sceglie di diventare se possibile ancora meno influente di quanto già non sia oggi, anche se in mattinata giunge la notizia che anche nell'estremo oriente dell'Unione si percorrerà una via parlamentare per decidere se aderire o meno.
Londra preferisce ritirarsi nel suo splendido esilio dorato. Il governo Cameron sceglie di pesare meno in Europa, non senza essersi prima inimicato un continente intero e aver ricevuto una gelida accoglienza in patria.
Cameron ha scommesso il destino del suo paese sulla sua personale convinzione di una prossima dissoluzione dell'euro; ora il Regno Unito si trova ora in una situazione spiacevole. Finire isolato all'interno di un continente che sceglie volontariamente di integrarsi o necessariamente aderire alla zona euro, a quel punto con enormi sacrifici.