Il referendum irlandese sul trattato fiscale
Giovedì 31 maggio gli irlandesi saranno chiamati alle urne per esprimersi sul trattato fiscale europeo.
L'Irish Times si schiera per il sì e ne motiva le ragioni.
Come abbiamo fatto in occasione di quasi tutti i sette referendum sull’integrazione alla Cee/Ce/Ue che sono stati proposti al popolo irlandese, l'Irish Times raccomanda di nuovo di votare "sì". E questo non per un'incurabile e acritica eurofilia, bensì per una pragmatica valutazione degli interessi vitali dell'Irlanda e per la sensazione, soprattutto, che ci siano cose che facciamo meglio da soli e altre che possono essere fatte soltanto insieme ai nostri partner europei.
La realizzazione dell'unione monetaria è un caso molto esemplificativo. Il voto di domani verte proprio su questo compito lasciato a metà - un uccello non può spiccare il volo con un'ala sola - quello che ci fornirà le premesse fiscali per una solidità su scala europea che dovrà garantire la sicurezza dei capitali, in cui i paesi dell'euro saranno in grado di ottenere prestiti a tassi di interesse sostenibili. E questo non è uno strano concetto di matrice tedesca, ma un fatto reale della vita economica.
Non esiste niente di gratuito. I soldi facili comportano un prezzo che tutti gli stati membri dell'euro dovranno pagare - con disciplina fiscale, solida gestione e anche qualche sacrificio. Questa è la motivazione di fondo sia del trattato che siamo chiamati a votare sia del carattere condizionale dell’accesso ai fondi dell'Esm, il Meccanismo per la stabilità europea, di cui potremmo benissimo tornare ad avere bisogno.
Questo non è - come i sostenitori del no vorrebbero farci credere - un "trattato delle banche" o un "trattato degli speculatori", ma un trattato che consentirà agli stati europei di associarsi tutti insieme contro i capricci degli speculatori, per dar vita a una valuta di peso e stabilità sufficienti a resistere ai loro attacchi.