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Mary Shelley e il moderno Prometeo ovvero la narrazione della perdita in Frankenstein

Multimedia   14.04.25  

Quando Mary Shelley concepì per la prima volta la trama di Frankenstein, aveva solo 18 anni. Tuttavia, la sua vita era già segnata da profondi dolori: aveva perso una figlia, nata prematuramente e deceduta solo due settimane dopo la nascita. Questo tragico evento causò in Shelley una profonda depressione, e le sue esperienze di perdita influenzarono in modo significativo la sua opera più celebre.
La morte di sua figlia e la perdita della madre, avvenuta quando Mary aveva appena dieci giorni, non solo alimentarono la sua creatività, ma plasmarono anche i temi centrali del romanzo, come l'abbandono, la morte e la resurrezione. Frankenstein può essere interpretato come un'esplorazione del desiderio di riunirsi con ciò che è stato perduto, un richiamo alla speranza di rivivere la figlia defunta.

Great Books Explained esplora le esperienze personali che rendono l'opera di Shelley ancora più profonda e toccante. Il suo racconto di Victor Frankenstein e della sua creatura è il grande mito gotico dell'orrore che introduce una riflessione sulle conseguenze della perdita, sul desiderio di controllare la vita e la morte. La lotta del protagonista con i temi etici della responsabilità, della morale e della giustizia risuona con il dolore e la solitudine che Shelley stessa ha vissuto.

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